Assunzione di Isoflavone e rischio di malattia coronarica negli uomini e nelle donne
Non è chiaro se i prodotti a base di soia conferiscano benefici per la salute correlata alla malattia coronarica a causa di scarsa evidenza.
In totale 74.241 donne dello studio NHS ( Nurses' Health Study; 1984–2012 ), 94.233 donne dello studio NHSII ( Nurses' Health Study II; 1991–2013 ) e 42.226 uomini dello studio HPFS ( Health Professionals Follow-Up Study ) ( 1986–2012 ), che erano liberi da malattie cardiovascolari e tumore al basale, sono stati inclusi in una analisi.
I dati sulla dieta sono stati aggiornati ogni 2-4 anni usando un questionario validato sulla frequenza degli alimenti.
L'infarto miocardico non-fatale e le morti per coronaropatia sono stati giudicati attraverso la revisione di cartelle cliniche, certificati di morte e altri documenti medici.
In queste coorti, 8.359 casi di malattia coronarica sono stati documentati durante 4.826.122 anni-persona di follow-up.
Nelle analisi multivariate, l'assunzione di Isoflavone è risultata inversamente associata a malattia coronarica ( hazard ratio, HR dati aggregati confrontando i quintili estremi: 0.87; P=0.008 ).
Il consumo di tofu, ma non di latte di soia, era inversamente associato al rischio di malattia coronarica, con un hazard ratio aggregato di 0.82 ( P=0.005 ) e 0.87 ( P=0.41 ), rispettivamente, confrontando 1 porzione o più a settimana con meno di 1 porzione al mese.
Ulteriori analisi hanno mostrato che, nelle donne, l'associazione favorevole del tofu era principalmente guidata da una più forte associazione inversa dell'assunzione di tofu osservata nelle donne più giovani prima della menopausa e delle donne in postmenopausa senza uso di ormoni ( P interazione=0.002 ).
Una maggiore assunzione di isoflavoni e tofu è stata associata a un rischio moderatamente più basso di sviluppare malattia coronarica, e nelle donne l'associazione favorevole del tofu è stata più pronunciata nelle giovani donne o nelle donne in postmenopausa senza uso di ormoni. ( Xagena2020 )
Ma L et al, Circulation 2020; 141: 1127-1137
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